Milan, the fashion capital

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Milano è la città che tutti amano odiare. Milan l’è un gran Milan, dicono. Che noia mortale le starlette che si aggirano per le vie da bere dei Navigli. E che minestre riscaldate i bimbo-pasticca, gli pseudo nerd, i radical-chic, i fashion designer, i fashion PR, i fashion victim, e le modelle in pensione. I falsi gay, quelli veri, i puttanieri, i bocconiani, i leoncavallini, quelli dello Ied, quelli dello Iulm, i post punk, i post raver,i post-industriali, i borghesi, i broker, gli aristocratici e i sanculotti leghisti, terroni con la cittadinanza bergamasca. Tutti, a Milano, provano a diventare qualcuno. Divorano miti fatui e liofilizzati, e ne assorbono le movenze, studiate ad hoc per ammiccare in fila ai club più cool della fashion city e proporre un dress-code per la qualunque. Metabolizzano facili slogan per schierarsi da qualche parte in un mare magnum di sottogruppi senza senso. Amano Londra e Berlino e sognano di andar via anche se fuori dalle “solite vie” morirebbero come trote sul bagnasciuga.
Tutto, intorno a quest’universo, diventa una copertina patinata in cui mostrare agli altri il proprio essere cool. Sfogliarla significa cadere nell’oblio di una città in totale crisi di identità e oltretutto malfunzionante (oggi 3 stazioni metro chiuse per una pioggia di 2 ore!!), che tenta di vendersi a mò di brand , e da cui tuttora non riesco a farmi adottare…

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Un commento Aggiungi il tuo

  1. Nau ha detto:

    Basta trovare il coraggio di vivere come colui che ama una sgualdrina di professione, di cui Milano ha preso ahimé le sembianze senza averne colpa..

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