Appena si sbarca in Australia -il Paese probabilmente più desiderato al mondo nel 2013- la prima voglia da cui si viene pervasi è quella di visitarla tutta, in lungo e in largo. Di andare a Sydney, a Melbourne, a Brisbane, a raccogliere perle, e poi ancora a Perth, a Darwin, ad Alice Springs, nelle farm, nei deserti, ad Adelaide, in Tasmania, volendo includere nel comodissimo itinerario perché no anche Fiji e Nuova Zelanda. Tanto per piazzare una gloriosa bandierina negli angoli più remoti della Terra, oltre i quali c’è il Polo Sud e poi più nulla. L’Australia è però il sesto Paese più esteso del mondo ed è difficile vedere tutta l’immensità che contiene in poco tempo: le distanze sono siderali, anche se questo rende ancora più luminoso il sogno di essere qui, aumentando la voglia di libertà fino all’infinito. I costi sono alti, è vero, ma con un pò di fortuna e tanta spregiudicatezza, è facile, oltre che magnifico, unirsi a backpapers e viaggiatori di mezzo mondo per fare un’esperienza di viaggio che conta davvero, disegnando sentieri d’espressione in mille lingue e culture diverse. Oltre all’arricchimento in sè, vi è pure il gusto di sovvertire i nostri atavici punti di vista italo/europeo-centrici. Un van usato e malmesso potrà andare bene per inseguire koala e canguri, e imparare a conoscere la vera cultura di un Paese che in Europa si conosce come moderno e all’avanguardia, ma che in realtà ha origini antichissime, abitato com’era da funanboliche e protocosmiche civiltà aborigene. (testimonianze si trovano nel famoso National Museum Australia di Canberra, tirato a lucido e nuova espressione di una sorta di architettura post-moderna australiana).
Essere in Australia é già una carezza che il destino ti fa. Atterrando a Sydney, il benvenuto è subito dolce e caldo. Come tutte le città di mare conserva il fascino di un luogo vissuto. Un tempo abitata dalle tribù degli Eora e dei Cadigal, è oggi una città cosmopolita e moderna, tuttavia piena di parchi meravigliosi, piccole e grandi riserve naturali, baie incontaminate, e angoli remotissimi (senza dover andare molto lontano dalla city). Nel recentissimo passato che l’ha vista diventare la capitale morale d’Australia (Melbourne permettendo) è stata teatro di trasformazioni antropologiche, culturali, sociali e infine economiche, nell’ultimo ventennale boom che l’intero Paese ha conosciuto. Grazie alle sue infinite risorse territoriali, a una politica di ferro (specie per quanto riguarda l’immigrazione), e al velocissimo sviluppo urbanistico e demografico. Probabilmente, dopo un mese qui, Sydney sembrerà la vecchia London degli anni ’90, quando i viaggiatori di mezzo mondo la sceglievano perché si trovava facilmente lavoro, e si poteva “scappare di casa” sognando un destino migliore. Qui giorno dopo giorno, mese dopo mese, tutta Europa, tutto il sud-est asiatico, mezzo Medio-Oriente, e persino qualche africano, giunge di corsa per accaparrarsi l’ultima goccia di un sogno che i media (e anche il governo australiano con magnificenti campagne di marketing), promettono a tutti coloro che vogliono cambiare vita, fondare un nuovo culto o semplicemente lasciar fuori il vecchio per far entrare il nuovo. L’Australia promette questo, e le risposte le trovi quando percorri la Coastal Walking da Bronte Beach alla mitologica Bondi Beach, passando per Tamarama. Poi vai a Watsons Bay e al Royal National park, e ti trovi davanti a Wattamolla Beach, mentre spunta all’improvviso oltre la foresta. E sei a piedi nudi, coi capelli bagnati, senza più paura né di ragni, né di granchi e né di serpenti; quando vai in macchina da Sydney a Canberra, ti fermi, entri in un bosco per guardare i canguri e mentre li insegui ti trovi in cima alle Booromba Rocks; quando wannabe models e wannabe surfists un pò ti guardano perché alla fine, in fondo in fondo, fai “simpatia”. Perché tutti nel mondo conoscono l’Italia ma nessuno, ahimè, il New South Wales….!